Il perchè di una mostra
Il titolo della rassegna "Made in Sicily" non è una evocazione regionalistica di presunti valori localistici, fa il verso ad altri "Made in ...".
La Sicilia è un'area geografica qualunque. Terra di frontiera e terra di accatto e di tutte le avventure politiche.
Il sistema dell'arte in Sicilia si esprime dentro una malsana competitività, basata sul presupposto di farcela da soli contro tutto e contro tutti. L'individualismo in cui gli artisti si sono adagiati da tempo viene sostenuto dalla sensazione di essere sempre sotto ricatto da qualcosa o da qualcuno. Sostanzialmente si ha paura di perdere ciò che non si ha.
...non ci si confronta più. Non c'è più dialogo, nè si vuole costruire qualcosa, ... siamo impelagati, ... in un processo di distruzione sistematica di ciò che, sino ad ora, ci ha sostenuto. Il mondo si è trasformato sotto i nostri occhi e ... fingiamo di non vederlo.
Persone, diverse fra loro per arti, mestieri e professioni, cercando di resistere al declino culturale del nostro Paese, hanno manifestato la propria indignazione per ciò che appare come un sistema bloccato.
Questa mostra, in uno spazio come il Real Albergo dei Poveri di Palermo, vuole essere una specie di contenitore di lusso, una metaforica vetrina per la cultura figurativa in Sicilia. Tenta, con questo primo incontro, di esibire attraverso il racconto degli stessi pittori, l'evoluzione (o l'involuzione) delle persistenze figurative, delle scelte non formali e delle adesioni al grande equivoco dell'arte contemporanea; tenta di indagare la "questione meridionale" del sistema delle arti in un territorio eccentrico quale quello siciliano ancora non ampiamente sondato e verificato; tenta di esaminare infine il contributo degli artisti nella revisione critica centro-periferia e nella dialettica della globalizzazione e nelll'equivoco del concetto ambiguo di contemporaneo.
Non è la mancanza di forze artistiche valide nel territorio, e questa mostra lo comprova, al contrario, manca un sano e produttivo sforzo collettivo, la consapevolezza del proprio ruolo e l'impegno della cultura. E' il territorio che risulta malato ed esprime stancamente, da troppi anni, una cultura senza entusiasmi e senza progetto.
Questa occasione vuole solo essere una prima ricognizione di forze operative nell'Isola senza ordini e gradi. Senza scale, poggiate su pretestuosi muri di falsi valori, nè in salita nè in discesa.
Non è più il tempo dell'acquiescenza o della subalternità alla passiva omologazione corrente.
Made in Sicily non vuole affermare nulla, vuole soltanto interrogarsi sulle problematiche, sulle storture e i destini dell'Arte in Sicilia, luogo qualunque.
L'arte non può limitarsi alla funzione di uno sterile godimento. L'Arte diffonde nella cultura di massa un'imponente quantità di conoscenze. Non soltanto racconta la vita, ma cerca anche di spiegarsela. L'artista ha un ruolo, una responsabilità sopratutto etica per quello che fa. Per i linguaggi che ha deciso di adottare.
Made in Sicily vuole, pretestuosamente per alcuni versi ma fermamente per altri, cercare le ragioni profonde dei ritardi culturali nel nostro territorio.
...mancano all'appello, in questo appuntamento, altre espressioni artistiche: le performances, le installazioni, la fotografia, il cinema, il video, le opere "aperte", le contaminazioni e gli scambi di esperienze e pratiche extra artistiche; solo qualche sporadica presenza.
La Sicilia è una provincia povera o meglio depauperata, rispetto al resto del mondo, un luogo periferico e decentrato rispetto ai grandi sistemi dell'arte. Non industrializzata. Una terra di nessuno o meglio una terra lottizzata da pochi e non certamente dai migliori alla luce dei gravi ritardi, delle contraddizioni che mortificano il vivere civile della collettività. La sensazione è che tutto sia da ripensare, da riscrivere, da riorganizzare. Per questo ho ridotto il mio campo di intervento.
Nel clima disastroso che viviamo, quello nel quale siamo costretti a vivere, cerco la normalità, che mi appare rivoluzionaria.
Questa mostra cerca l'aggregazione, non la categoria ma l'essenza profonda del fare arte come modalità di riscatto. Credo che oggi non serva la categoria, serve piuttosto capire quale ruolo l'artista deve assumere per contribuire al dibattito culturale.
Made in Sicily non è, nè vuole essere una riunione sediziosa o supponente. Ma, attraverso la partecipazione di centosettantacinque artisti che si raccontano, esprimere il tentativo di un grido d'allerta, porsi interrogativi condivisibili sullo "stato di salute" del sistema dell'arte.
Fare oggi l'artista è "resistere". Oggi come non mai l'arte rivendica una forte responsabilità morale. Una specie di impegno, diciamo, più "essenziale", nei confronti dell'arte stessa che comporta innanzi tutto una rinnovata responsabilità etica.
Liberamente tratto dal catalogo a cura di Nicolò D'Alessandro