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sabato 8 ottobre 2011 Sasha Vinci - Quello che vedo non è la realtà

Sabato 8 ottobre alle ore 20:00, presso la Galleria degli Archi di Comiso, in occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa dall’AMACI, sarà inaugurata la mostra personale di Sasha Vinci “Sul segno degli artisti”, sesto appuntamento. L’artista presenterà delle opere che si avvalgono della compresenza di numerosi ed eterogenei linguaggi artistici tra cui scultura, disegno, scrittura, luce, suono, per creare un ambiente denso di immagini in cui ogni elemento subisce un lento processo di trasfigurazione. Si concretizza la staticità di corpi che, semplicemente, si ritrovano a vivere e ad affrontare la contraddizione esistenziale umana e la loro presenza attiva nel mondo.
[ …   L’uomo, come tutti i “pezzi” del cosmo, è fatto di azoto, idrogeno, ossigeno e carbonio, e ad un livello ancora più intimo di elettroni e protoni, che nella vulgata scientifica attuale rappresentano la materia indivisibile dell’universo (siamo polvere di stelle), ma tuttavia il suo essere intrinsecamente identico ad una pietra o a qualsiasi altro pezzo organico e inorganico dell’universo non gli impedisce di sviluppare quello che è stato da sempre considerato il vero problema – e tratto distintivo - dell’umanità, cioè la sua coscienza, la sua facoltà di riconoscersi allo specchio; l’opera di Sasha vuole rappresentare questo paradosso evoluzionistico, questo gioco o scherzo della natura che conferisce agli uomini qualcosa di più della semplice somma dei costituenti chimici o biologici da cui sono sostanziati: il pensiero, l’intelletto, l’autocoscienza, il dolore e la sua espressione nell’urlo;   …]
 
[…    Le opere di Sasha Vinci dunque rinnovano l’iter forzato, forzoso, dispendioso e non privo di conseguenze che ognuno di noi – uomo o donna, o anche “ermafrodita” – intraprende dalla nascita alla maturità, fino al sentimento della morte (un cammino che Sanguineti a suo tempo definì come quello di un individuo preso a calci nel sedere dalla sua condizione naturale alla condizione culturale, educata alla società e alla gabbia della società stessa), morte che è già vaticinata negli occhi sbarrati di coloro che hanno perso l’innocenza, o che è inutilmente ma vitalmente ostacolata dalle mani imposte, come a voler dire che l’arte e il suo gesto manuale della creazione possono – forse – vincere il tempo.  … ]        
 
da  “ Il fragile compromesso del funambolo, in equilibrio tra il mondo e la sua coscienza…”
          
di Giovanni Tidona

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